Biblioteca (lettura pubblicata dalla BBT the bhaktivedanta book trust international)



Ritorno a Krishna

rivista del movimento Hare Krishna

volume 2 n. 2

febbraio 1990

Dio è luce. L'illusione è tenebre. Dove c'è Dio non c'è illusione.










Sua Divina Grazia A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada

Fondatore-Acarya dell'Associazione Internazionale per la Coscienza di Krishna arrivò in Occidente dall'India nel 1965, all'età di sessantanove anni, per soddisfare la richiesta del suo maestro spirituale: insegnare la Coscienza di Krsna in Occidente.
In dodici anni ha pubblicato più di settanta volumi di traduzione e commento dei testi classici dell'india vedica.
I suoi libri, ora disponibili anche nella versione italiana, e in altre cinquanta lingue, sono stati adottati come testi di studio nelle maggiori università del mondo.
Viaggiando costantemente in Europa, America, Australia, Africa e Asia, Srila Prabhupada ha strutturato il suo movimento internazionale in una confederazione mondiale di asrama, scuole, templi e comunità agricole.
Ha lasciato questo mondo nel 1977 a Vrndavana, in India, il luogo più caro a Sri Krsna.
I suoi discepoli portano avanti il movimento a cui lui ha dato vita.


RITORNO A KRISHNA

la rivista mensile dell'Associazione Internazionale per la Coscienza di Krishna.
Quando Srila Prabhupada costituì questa Associazione a New York nel 1966, mise per iscritto gli obiettivi che essa si prefiggeva.

1. Diffondere sistematicamente il sapere spirituale in tutta la società ed educare ogni individuo alla pratica della vita spirituale per bilanciare lo scompenso di valori nel mondo attuale e raggiungere una pace e un'unità reali.
2. Diffondere la Coscienza di Krsna così come ci viene rivelata nella Bhagavadgita e nello Srimad-Bhagavatam.
3. Portare i membri dell'associazione a vivere insieme e avvicinarli a Krsna, l'Essere Supremo, promuovendo così l'idea, tra i membri e il resto dell'umanità, che ogni anima è una particella infinitesimale qualitativamente uguale a Dio, Krsna.
4. Insegnare e promuovere il movimento del sankirtana, il canto congregazionale dei Santi Nomi di Dio, come ci ha rivelato nei Suoi insegnamenti Sri Caitanya Mahaprabhu.
5. Erigere per i membri e per il resto della società un luogo dedicato ai divertimenti trascendentali e alla personalità di Krsna.
6. Unire i membri allo scopo di insegnare un modo di vivere più semplice e naturale.
7. Pubblicare e distribuire periodici, libri e altri scritti allo scopo di raggiungere i fini sopraelencati.










La Rivista del Movimento Hare Krishna

RITORNO
A KRISHNA

FONDATA NEL 1944

FONDATORE (sotto la direzione di
Sua Divina Grazia Sri Srimad
Bhaktisiddhanta Sarasvati Prabhupada)
Sua Divina Grazia
A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada

DIRETTORE RESPONSABILE
Alida D'Ambrosio  Ali Krsna devi dasi

REDATTORE CAPO
Haladhara dasa

REDATTORI
Giorgio Cerquetti  Goura Krsna dasa, Gitamrta devi dasi
Param Guru dasa

TRADUZIONI
Prema Cintamani devi dasi, bhaktin Rosanna,
bhaktin Paola

COMPOSIZIONI
Krsna Kanti dasa, Lalita devi dasi, Ananga Manjari dasi

GRAFICA E IMPAGINAZIONE
Haladhara dasa, bhaktin Paola, bhakta Lorenzo

AMMINISTRAZIONE
Nimai Pandita dasa

SERVIZIO ABBONAMENTI
Dananista devi dasi

PRONUNCIA, La translitterazione dei termini sanscriti contenuti in questa rivista è stata eseguita secondo un metodo adottato internazionalmente. La a si pronuncia a chiusa. La a si pronuncia a, aperta e lunga. La i si pronuncia i lunga. La u si pronuncia u lunga. La j si pronuncia g dolce. La r si pronuncia ri. La s si pronuncia sc (come in scena), altrettanto s ma più sibilante. La h è sempre aspirata. Krsna si pronuncia Krishna (il suono sc è dolce); Caitanya si pronuncia Ciaitanya.

NOMI SPIRITUALI. I membri dell'I.S.K.CON., l'Associazione Internazionale per la Coscienza di Krsna, ricevono uno dei nomi di Krsna o di un Suo grande devoto seguito dal suffisso dasa (dasi per le donne) che significa "servitore". Per esempio il nome Krsna dasa significa "servitore di Krsna".

ABBONAMENTI. RITORNO A KRISHNA esce tutti i mesi escluso agosto. Per informazioni sugli abbonamenti scrivere a:
B.B.T. Italia  Ufficio Abbonamenti
Via Bonazza 12 - 50028 Tavernelle Val di Pesa FI

Tel. 055/80764148077534828470, Fax 055/8076630
© Bhaktivedanta Book Trust  Tutti i diritti riservati
RITORNO A KRISHNA  Pubblicazione mensile registrata presso il tribunale di Milano n° 199 del 13/03/89

VOL. 2 N. 2 febbraio 1990
Bhaktivedanta Book Trust Italia
Via Bonazza 12  50028 Tavarnelle Val di Pesa FI

SELEZIONI E IMPIANTI: ErreGiEmme  Rozzano

STAMPA: Arti Grafiche F.lli Fiorin S.p.A.  Milano










VOL. 2, N° 2

PREPARATEVI PER LA PROSSIMA VITA
Conferenza tenuta a Londra nel gennaio 1973
da Sua Divina Grazia Srila Prabhupada.

L'OSSERVATORE VEDICO

I dialoghi di &fila Prabhupada
PERCHÉ' SEMBRANO COSI' STRANI?

Libri
SRIMADBHAGAVATAM
Continua la pubblicazione del grande classico spirituale
scritto 5000 anni fa da Krsna Dvaipayana Vyasa,
tradotto e commentato da Sua Divina Grazia Srila Prabhupada

Luoghi Santi
PELLEGRINAGGIO SULL'HIMALAYA

Il sacro Gange, glorificato per la Sua relazione con i divertimenti del Signore,
Sri Krsna, ispira un arduo viaggio verso la sua sorgente storica e mistica.

LA FESTA DELLA DOMENICA

CANTA HARE KRSNA E SARAI FELICE

IN COPERTINA: Le forme divine di Radha Govinda Madhava















PREPARATEVI
PER LA VOSTRA
PROSSIMA VITA

Quando comprenderemo chi siamo,
potremo risolvere facilmente
i misteri della reincarnazione.

Conferenza tenuta a Londra nel 1973 da
SUA DIVINA GRAZIA A.C. BHAKTIVEDANTA SWAMI PRABHUPADA,
FondatoreAcarya del Movimento Internazionale per la Coscienza di Krishna.



dehino smin yatha dehe
kaumaram yauvanam jara
tatha dehantara-praptir
dhiras tatra na muhyati

"Come l'anima incarnata passa, in questo corpo, dall'infanzia alla giovinezza e poi alla vecchiaia, così l'anima passa in un altro corpo all'istante della morte. L'anima realizzata non è turbata da questo cambiamento". (Bhagavadgita 2.13).

La maggior parte della gente non comprende questa semplice affermazione di Sri Krsna. Krsna dice: dhiras tatra na muhyati: "L'anima realizzata non è turbata da questo cambiamento". Adhira è il contrario di anima realizzata (dhira), è l'uomo di quarta categoria, l'ignorante (il mascalzone). Le persone disoneste, ignoranti e maleducate non sono in grado di comprendere la trasmigrazione dell'anima spirituale; in caso contrario non avrebbero nessuna difficoltà a capirla.
Qualsiasi persona equilibrata che ragiona obiettivamente comprende di essere, come anima spirituale, differente dal corpo. Ricordo per esempio i cambiamenti che il mio corpo ha subito nel corso dell'esistenza. Da ragazzo giocavo e saltavo; poi sono diventato adulto e ho goduto la vita in compagnia degli amici e della famiglia e ora sono vecchio. Il mio corpo ha subito molti cambiamenti ma io non sono cambiato: sono ancora lo stesso.
Essere differente dal corpo è confermato in questo verso dalle parole dehinah e deha che sono molto significative.
Dehinah significa "proprietario del corpo" e deha "il corpo".
Nel verso precedente Krsna dice ad Arjuna: "Mai ci fu un tempo in cui non esistevamo, Io, tu e tutti questi re; e mai nessuno di noi cesserà di esistere". Questo è ciò che afferma Sri Krsna e tuttavia alcuni obietteranno: "Com'è possibile che io sia già esistito? Sono nato il giorno tale dell'anno tale; prima non esistevo, adesso esisto e quando morirò non esisterò più. Come può quindi Krsna affermare che siamo già esistiti, che esistiamo e che continueremo a esistere? Non è vero".
Invece è vero. Esistiamo come anime spirituali che abitano corpi diversi e continueremo a esistere allo stesso modo, anche in futuro. Krsna afferma: tatha dehantarapraptih: "Al momento della morte l'anima trasmigra in un altro corpo". Forse non ricorderemo di aver vissuto precedentemente in un altro corpo: dimenticare fa parte della nostra natura ma anche se non ce ne ricordiamo questo non significa che ciò non sia accaduto. Nell'infanzia abbiamo fatto molte cose che ora non ricordiamo più; le ricordano però i nostri genitori. L'aver dimenticato non significa che queste cose non siano avvenute.
Analogamente morte significa semplicemente dimenticare la vita precedente. Questa è la morte ma siamo anime spirituali e quindi non possiamo morire. Immaginate che io cambi modo di vestire: da ragazzo mi vestivo in un certo modo, da adulto in un altro e ora che sono anziano, un sannyasi, indosso abiti ancora diversi. Ho cambiato i miei vestiti ma questo non significa che la persona che li indossava sia morta o scomparsa. Con questo semplice esempio Sri Krsna spiega la trasmigrazione dell'anima.
Siamo anime spirituali che conservano sempre la propria individualità. Dio è un individuo eterno e anche noi lo siamo: nityo nityanam cetanas cetananam. Ma mentre Dio non cambia mai corpo, noi continueremo a cambiarlo fino a quando resteremo in questo mondo materiale. Il giorno che ritorneremo nel mondo spirituale non lo cambieremo più. Krsna ha un corpo eterno, una forma eterna di felicità e conoscenza, saccidanandavigraha. Quando ritorneremo a casa, quando ritorneremo a Dio, otterremo un corpo simile al Suo.
Quando Krsna viene nel mondo materiale non cambia il Suo corpo. Uno dei Suoi nomi infatti è Acyuta: "Colui che non cade mai". Non subisce mai l'influenza di maya, l'illusione, perché la controlla mentre noi non la controlliamo. Noi siamo controllati dall'energia materiale e Krsna controlla sia l'energia materiale che l'energia spirituale; controlla ogni energia. Ogni cosa che vediamo, ogni cosa manifestata è energia di Krsna come la luce e il calore sono energia del sole.
Krsna possiede tre energie principali: l'energia esterna, l'energia interna e l'energia marginale. Noi, esseri viventi, facciamo parte dell'energia marginale; ciò significa che possiamo scegliere di far parte sia dell'energia materiale che di quella spirituale. Questo è il libero arbitrio, spiegato da Krsna nella Bhagavad-gita: yathecchasi tatha kuru: "Potete fare tutto ciò che desiderate". Dopo aver enunciato la Bhagavadgita Krsna lascia Arjuna libero di decidere, non lo costringe a combattere per forza. Costringere una persona a fare qualcosa che non desidera è negativo perché qualsiasi decisione presa forzatamente non avrà lunga durata. Io per esempio chiedo ai miei discepoli di alzarsi presto al mattino ma non li obbligo certo a farlo. Potrei costringerli ad alzarsi presto per uno, due giorni ma fino a quando non si decideranno spontaneamente è del tutto inutile che io li costringa.
Analogamente Krsna non obbliga nessuno a lasciare il mondo materiale. Qui siamo tutti anime condizionate dall'influenza dell'energia materiale. Krsna sa che soffriamo molto, sa che soffriamo inutilmente. Perché soffriamo inutilmente? Perché siamo Suoi minuscoli frammenti.
Se il padre vede il figlio in difficoltà ne soffre. Immaginate un figlio che diventi pazzo o che diventi un hippy. Il padre soffrirà molto nel vedere che suo figlio è diventato un delinquente così come Krsna non è felice vedendoci soffrire e vivere come delinquenti e viene di persona ad insegnarci: yada yada hi dharmasya glanir bhavati ...tadat manam srjamy aham.
Quando Krsna viene, viene nella Sua forma originale e noi purtroppo pensiamo che sia una persona come noi. In un certo senso Lo è perché Lui è il padre e noi siamo Suoi figli; Krsna però è l'Essere Supremo, nityo nityanam cetanas cetananam. Noi possediamo un potere limitato mentre Lui possiede il potere più grande, il potere supremo; questo è ciò che ci differenzia da Lui. Nessuno può eguagliare Krsna o superarLo in grandezza. Tutti dipendono da Lui e sono quindi Suoi servitori: ekale isvara krsna, ara saba bhrtya. Krsna afferma nella Bhagavadgita, bhoktaram yajnatapasam, sarva loka mahesvaram: "Sono il fine ultimo di tutti i sacrifici e di tutte le austerità e il proprietario di tutto ciò che esiste. (Questa è la verità).
Noi cambiamo il corpo mentre Krsna non lo cambia mai. Lo prova Krsna stesso quando afferma vedaham samatitani vartamanani carjuna bhavisyani: "Conosco il passato, presente e futuro". Nel quarto capitolo della Bhagavadgita Krsna per esempio dice: "Ho insegnato questa scienza immortale dello yoga a Vivasvan, il dio del sole, milioni di anni fa". Come può ricordarsene? Lo ricorda semplicemente perché non cambia mai corpo.
Noi dimentichiamo perché il nostro corpo cambia in continuazione, cosa confermata dalla medicina. Le cellule che costituiscono il nostro corpo mutano ad ogni secondo ed il corpo continua a cambiare in modo impercettibile. Ma Io, anima spirituale, sono immutabile. Noi siamo tutte anime individuali eterne che mutando corpo sono soggette alla nascita, alla vecchiaia, alla malattia e alla morte.
Scopo del Movimento per la Coscienza di Krsna è porre termine a questa condizione di continuo mutamento per riportarci nella condizione immutabile. Siamo eterni, perché la nostra posizione dovrebbe continuamente cambiare? Dovremmo cercare di dare una risposta a questa domanda. Tutti desideriamo vivere eternamente e nessuno vuole morire. Se vi puntassi una pistola contro dicendo: "Vi uccido", gridereste perché non volete morire; non è certo positivo morire e rinascere, anzi è molto penoso. Sappiamo inconsciamente che al momento della morte dovremo rientrare nell'utero di una donna e ai giorni nostri le donne abortiscono. Saremmo quindi costretti ad entrare nell'utero di un'altra donna, poi di un'altra e così via. Essere uccisi e vivere in un utero è molto penoso e non vogliamo morire perché inconsciamente ricordiamo tutte queste sofferenze.
Bisogna allora domandarsi: "Se sono eterno perché sono costretto a vivere in questo modo"? Questo è il vero problema. La gente di solito non si pone mai questa domanda: pensa a mangiare, dormire, ad accoppiarsi e a difendersi. Il mangiare e il dormire bene non risolvono certo il problema della morte: si deve pur sempre morire e il problema resta. Tuttavia nessuno se ne preoccupa; ci si preoccupa solo di risolvere i problemi temporanei relativi al cibo, al sonno, ai rapporti sessuali e a come difendersi. Non è necessario essere istruiti o civilizzati per capire tutto questo. Queste cose non costituiscono un problema. Il vero problema è che non si vuole morire e si deve morire. Perché? Le persone ignoranti non conoscono il vero problema e reputano importanti questi problemi temporanei. E' ciò che afferma Krsna nel seguente verso:

matrasparsas tu kaunteya
sitosnasukhaduhkhadah
agamapayino 'nityas
tams titiksasva bharata

Affrontiamo molti problemi temporanei che dovremmo semplicemente tollerare. Immaginiamo di avere un forte raffreddore. Abbiamo bisogno di cibo e di un luogo caldo e ci angosciamo se tutto questo non è disponibile. Questo però è un problema temporaneo. Un forte raffreddore, l'inverno, sono cose che vanno e vengono; non sono certo durevoli.
Il vero problema è che a causa della nostra ignoranza continuiamo a nascere, ad ammalarci, ad invecchiare e a morire. Questi sono i veri problemi! A questo proposito Krsna dice janmamrtyujarayiadhiduhkhadosanu-darsanam: "Coloro che posseggono la conoscenza, vedono sempre le miserie della nascita, della morte, della malattia e della vecchiaia".
Dobbiamo cercare di porre fine alla trasmigrazione da un corpo all 'altro (tatha dehantara-praptih). Krsna afferma che siamo esistiti nel passato in un altro corpo, che esistiamo e che esisteremo in futuro in un altro corpo ancora.
E' in questo modo che avviene la trasmigrazione da un corpo all'altro. Che corpo avrò nella prossima vita? Questa è una domanda intelligente. Se ci prepariamo adeguatamente perché preoccuparsi di trasmigrare in un altro corpo?
Se in gioventù ci si prepara adeguatamente, se si acquisisce una buona istruzione, si otterranno un ottimo lavoro e una buona posizione. Allo stesso modo se ci si impegna in questa vita per ritornare a casa, ritornare a Dio, perché preoccuparsi?
Si dovrebbe pensare: "Sto ritornando da Krsna, sto ritornando a casa, da Dio. Non avrò più un corpo materiale, avrò un corpo spirituale. Giocherò con Krsna, danzerò con Krsna, mangerò con Krsna". Questa è la Coscienza di Krsna.
Preparatevi per la vostra prossima vita.
Il moribondo si dispera perché sa quanto sarà orribile la sua prossima vita.
Secondo le leggi del karma, le persone che hanno commesso molti peccati piangono perché al momento della morte vedono cose orribili, mentre le persone pie, i devoti, muoiono in pace.
Alcune persone potrebbero obiettare: "Muoiono sia i peccatori che i devoti. Non c'è nessuna differenza". C'è differenza invece: il gatto prende in bocca i suoi cuccioli e fa lo stesso con il topo. Per il micino però è piacevole: "La mamma mi sta portando", mentre il topo sente avvicinarsi la morte: "Sto per morire!". Questa è la differenza. Perciò sebbene i devoti muoiano come i non devoti, le sensazioni che provano al momento della morte sono diverse. Non pensate che muoiano allo stesso modo.
Nella Bhagavadgita (4.9) Sri Krsna dice:

janma karma ca me divyam
evam yo vetti tattvatah
tyaktva deham punar janma
naiti mam eti so 'rjuna

"Oh Arjuna, colui che conosce la natura trascendentale della Mia apparizione e delle Mie attività non dovrà più rinascere nel mondo materiale quando lascia il corpo, ma raggiunge la Mia dimora eterna".
Se semplicemente cercherete di comprendere l'apparizione di Krsna, le Sue attività, la Sua adorazione, il Suo tempio, ritornerete a Dio. Anche in caso non si riesca a comprendere ma si perseveri in questo tentativo, si ottiene la liberazione dalla nascita e dalla morte. Krsna lo promette. Diventate perciò molto determinati a comprendere Krsna e a rimanere nella Coscienza di Krsna e i problemi relativi alla nascita, alla malattia, alla vecchiaia e alla morte si risolveranno automaticamente e con estrema facilità.
Molte grazie, Hare Krsna.















L'Osservatore Vedico

Commenti a fatti e avvenimenti del nostro tempo

a cura di Giorgio Cerquetti  Goura Krsna dasa



C'ERA UNA VOLTA IL
PROGRESSO

Sono nato nel dicembre 1946, sono cresciuto in una società che lentamente si allontanava da Dio e riponeva tutta la sua fede ed il suo amore nel progresso.
Alle elementari e alle medie mi hanno insegnato che era solo una questione di anni, perché entro il 2000 l'uomo, ovverosia gli scienziati, si sarebbero liberati da tutti quei mali ed impicci che ogni generazione tramandava alla successiva.
Le malattie, la vecchiaia e persino il lavoro sarebbero stati ridimensionati. Ricordo la voce di anziani professori che negli anni cinquanta guardando noi studenti delle medie dicevano con una sottile nota d'invidia, "Beati voi che vivrete felici, in un futuro senza problemi". "La medicina cancellerà le malattie e le rughe, le macchine ed i robot lavoreranno per voi, sarete liberi di godervi il vostro tempo in piena libertà, alcuni di voi (cioè noi di adesso) viaggeranno tra i pianeti portando altrove la civiltà e la cultura del Pianeta Terra." Ripensandoci, quei discorsi pur reali ed altisonanti, sembrano quasi una farsa. Se non una tragedia. Quella società che ci doveva salvare ci sta uccidendo, giorno dopo giorno, lentamente, ma ci sta uccidendo.
L'aria è inquinata, l'acqua non è più come ai tempi del Petrarca "chiara, dolce e fresca" ma anch'essa, ahimè, carica di veleni. Il fuoco, alimentato da combustibili chimici, satura l'atmosfera di miasmi tossici e pestilenziali. La terra, la povera terra che molti hanno chiamato Madre, è la più devastata e impoverita. Innumerevoli discariche di sostanze tossiche stanno minando in modo irreversibile la sua salute, che è poi la nostra salute.
L'etere, questo elemento invisibile ed onnipervadente, è profondamente sovraccaricato ed invaso da milioni di onde e vibrazioni che lo attraversano con messaggi sempre più inutili e superficiali.
Probabilmente sono stato ingannato, i miei professori della scuola media di piazza Fratelli Bandiera a Milano mi hanno ingannato. O forse si sono semplicemente sbagliati, hanno fatto male i conti, loro ed i loro colleghi, coetanei, scienziati.
Abbiamo ereditato un mondo sbagliato e lo stiamo consegnando ai nostri figli e nipoti in condizioni invivibili.
Ogni lunedì, sul Corriere della Sera, il sociologo Francesco Alberoni tiene un corsivo intitolato: "Pubblico e privato".
Qualche tempo fa Alberoni scriveva: "Oggi non c'è nessuno, assolutamente nessuno che sia in condizione di dire come potremo uscire dalla trappola in cui ci siamo ficcati. Tutta la nostra razionalità, economica, scientifica, tecnica ci conduce verso qualcosa che non vogliamo. Ma possiamo dire che è un razionale un sistema che produce esattamente il contrario di quanto ha promesso? Razionale è ciò che mantiene la promessa." Questo Alberoni parla chiaro, mi son detto.
Lo incontrai anni fa alla presentazione di un libro su di noi, "I nuovi monaci", mi disse che non sapeva bene chi fossimo ma che gli sarebbe piaciuto saperne di più. Gli inviai i primi volumi dello Srimad Bhagavatam, che allora avevano la copertina verde. Non ebbi mai una sua risposta.
Forse questa era la risposta, questo suo messaggio "spirituale" sul Corriere. L'articolo infatti continuava con una serie di accorate domande senza risposta.
"Noi tutti sappiamo che i motori sono inquinanti, ma le auto sono diventate di cilindrata sempre maggiore e non siamo stati nemmeno capaci di rendere obbligatoria una benzina non inquinante. Tutti sono d'accordo sul pericolo della distruzione delle foreste, ma non è stata fatta nessuna azione politicoeconomica internazionale per fermarla. E chi pensa di fare qualcosa per l'inquinamento degli alti strati dell'atmosfera dovuto al traffico aereo?
Quali mutamenti nel nostro modo di pensare, nei nostri desideri, nelle nostre abitudini sono necessari per prendere altre strade, per esplorare progetti alternativi? Chiusi nel nostro scetticismo postmoderno non crediamo alla possibilità di un mutamento interiore. Ed è un peccato perché tutto questo avverrà ugualmente. Ma sotto l'urto delle catastrofi, delle rivolte e della paura".
Discorsi simili li fece alla fine degli anni sessanta un maestro spirituale che veniva dall'India. Il fondatore del Movimento Hare Krsna, Bhaktivedanta Swami Prabhupada, parlava appunto della necessità di un mutamento interiore, quel "mutamento" che, secondo Alberoni, viene negato dallo scetticismo postmoderno. Gli anni passano, i primi a raccogliere il messaggio lanciato da Srila Prabhupada sono stati proprio i giovani, quei giovani che come me sono stati educati nel culto di un Progresso che non si è mai avverato. Prabhupada, come già fu per Socrate, fu spesso ingiustamente accusato di distogliere i giovani dalla realtà nel nome di un'utopia irrealizzabile.
Questi giovani sono cresciuti, nuovi giovani sono alle porte, persone autorevoli come Alberoni stanno cominciando adesso a dubitare, meglio tardi che mai, della validità e solidità del nostro sistema sociale basato sulla industrializzazione e sull'indiscutibile "dogma" che l'uomo è il dominatore del creato.
Forse i tempi stanno cambiando, lo speriamo proprio, per il suo e il nostro benessere, signor Alberoni.
Anche per i professori esiste il tempo della riflessione, del ripensamento. Senz'altro il professor Alberoni ha imboccato la strada giusta....















I DIALOGHI DI SRILA PRABHUPADA

Perché Sembrate Così Strani?

Questo dialogo tra Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada e alcuni reporter ebbe luogo all'aereoporto internazionale J.F. Kennedy di New York.



Reporter: Swamiji, che messaggio speciale avreste per persone che non sanno nulla del vostro movimento e vorrebbero saperne qualcosa?
Srila Prabhupada: E' un po' difficile capire questo movimento, perché è un movimento spirituale. Sfortunatamente la gente non ha in sostanza alcuna informazione su cos'è lo spirito e cos'è un movimento spirituale. Possono semplicemente capire che esiste il corpo, ma il corpo è una macchina, e l'autista della macchina è l'anima spirituale. Quindi noi iniziamo il nostro movimento da questa piattaforma. La gente è assorta solamente nel corpo, ma non ha nessuna informazione su chi guida la macchina. Questo è quello che noi insegniamo.
Reporter: Swamiji, il vostro movimento ha avuto molta attenzione perché molti dei vostri seguaci si vestono in un modo che, in occidente, è un po' strano. Perché avete chiesto ai vostri seguaci di vestirsi così e suonare tamburi per le strade?
Srila Prabhupada: Questo è il nostro modo di predicare: attirare l'attenzione delle persone in un modo o nell'altro, in modo che essi possano avere l'opportunità di risvegliare la loro eterna relazione con Dio.
Reporter: Sono sicuro che lei sa che a molta gente, qui in Occidente, i vostri discepoli sembrano strani per via del loro comportamento nelle strade. Cosa ne pensa?
Srila Prabhupada: Sì, in effetti sembrano strani, perché stanno agendo spiritualmente. Per le persone materialiste ci stiamo sicuramente comportando stranamente.
Reporter: Queste manifestazioni sono l'unico modo per essere spirituali?
Srila Prabhupada: No, c'è molto di più. Per esempio, noi non facciamo sesso illecito; non mangiamo la carne; non prendiamo intossicanti; non giochiamo d'azzardo.
Reporter: Quello che voglio dire, Swamiji, è questa manifestazione (vestirsi così, suonare i tamburi, danzare per le strade) l'unico modo per essere spirituali?
Srila Prabhupada: No. Abbiamo pubblicato circa settanta libri (traduzioni e commentari di Srila Prabhupada sulla letteratura vedica n.d.r.). Se volete imparare qualcosa su questo movimento attraverso la scienza e la filosofia, ci sono i nostri libri. Li avete visti?
Reporter: Sì, li ho visti, ma la gente non può
essere spirituale senza vestirsi in questo modo e senza ballare per le strade?
Srila Prabhupada: Oh sì sì. Vi potete spiritualizzare con i vestiti che indossate ora. Dovete imparare la vita spirituale dai libri. Il vestito non è una cosa molto importante. Tuttavia nel mondo materiale c'è chi si veste in un modo chi in un altro.
Reporter: Il modo di vestire di noi gente comune ci permette di accedere in tutti gli ambienti. Ma il modo di vestire dei vostri discepoli...
Srila Prabhupada: Il fatto è che per indicare che si sta eseguendo un lavoro particolare, ci si può vestire diversamente. Per esempio, un poliziotto è vestito diversamente, così gli altri possono capire qual è la sua funzione. Così anche noi siamo vestiti diversamente, in modo che tutti possano capire che noi siamo gli Hare Krsna.
Secondo reporter: Swami, una volta ho visto un programma televisivo sul vostro movimento, dissero che gli uomini danno istruzioni e che le donne seguono. E' vero?
Srila Prabhupada: Non necessariamente. Noi seguiamo la Bhagavadgita, le istruzioni di Sri Krsna. Questo si può applicare sia agli uomini che alle donne.
Secondo Reporter: Tuttavia, gli uomini sono considerati superiori alle donne?
Srila Prabhupada: Sì. Naturalmente la donna ha bisogno della protezione di un uomo. Nell'infanzia deve essere protetta dal padre, poi dal marito e nella vecchiaia dal figlio maggiore: questo è naturale.
Secondo Reporter: Questo va contro l'opinione di moltissima gente adesso in America. Lo sapete?
Srila Prabhupada: Forse in America. Ma questa sarebbe la situazione naturale. Le donne hanno bisogno di essere protette.
Terzo Reporter: Swamiji, c'è la possibilità che tutti i vostri discepoli realizzino la verità più elevata?
Srila Prabhupada: L'hanno già fatto! Terzo Reporter: L'hanno già fatto?
Srila Prabhupada: Sicuramente, e posso anche consegnarla a lei, se lo desidera. La più elevata verità è che Dio è una persona, come me e lei. Ora, qual'è la differenza tra questa persona e tutte le altre? E' questa: Egli ci mantiene tutti, e noi siamo mantenuti da Lui. Ma Egli è comunque una persona, come me e lei. Mi segue?
Terzo Reporter: Sì.
Srila Prabhupada: Quindi i miei discepoli hanno già realizzato la verità più elevata, altrimenti perché seguirebbero un maestro come me? Sono un povero indiano. Perché mi seguono? Loro sono americani, sono ricchi. Come avrei potuto comprarli? Sono giovani ragazzi istruiti, qualificati. Perché mi seguono, se non hanno realizzato una conoscenza più elevata?
Quarto Reporter: Swamiji, ho un'altra domanda per lei: mi sembra, e penso che anche altri presenti condividano il mio pensiero, che voi abbiate chiesto ai vostri figli spirituali di addentrarsi profondamente nel cuore del Movimento per la Coscienza di Krsna per raggiungere quello che lei ha prefisso come scopo per loro. Ma per quello che so essi non lavorano, per esempio, negli ospedali o fanno un servizio al "mondo esterno" tranne offrire pasti gratuiti nel tempio e predicare la parola di Sri Krsna.
Srila Prabhupada: Molti dei miei discepoli hanno un ordinario lavoro, sicuramente. Ma lei sa qual'è il vero servizio?
Quarto Reporter: La risposta dovrebbe darla lei, non io.
Srila Prabhupada: Supponiamo che lei apra un ospedale: può curare qualche malattia per un certo periodo di tempo, ma è in grado di dare al paziente qualche garanzia sul fatto che non morirà? Può proteggerlo dalla morte? Malgrado tutti i vostri grandi ospedali, potete proteggere l'umanità dalla morte, dalla nascita, dalla vecchiaia, dalla malattia? Lo potete forse?
Quarto Reporter: Non fisicamente, sicuro. Solo spiritualmente.
Srila Prabhupada: Quindi noi provvediamo a questo: il metodo con cui si può ritornare nel Regno di Dio, dove non c'è più né morte, né nascita, né vecchiaia né malattia.















Libri

SRIMADBHAGAVATAM

Primo Canto: "La Creazione"

Questa è la continuazione della presentazione dello Srimad-Bhagavatam, il grande classico spirituale dell'India scritto 5000 anni fa da Krsna Dvaipayana Vyasa, e ora presentato in una nuova traduzione con il commento di Sua Divina Grazia A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada. Lo SrimadBhagavatam fornisce la chiave perché l'umanità possa diventare unita nella pace, nella prosperità e nell'amicizia concentrandosi su una causa comune. Questa causa comune è l'unità spirituale di tutti gli esseri viventi, e lo SrimadBhagavatam presenta un'ideologia rivoluzionaria che è la base per la rispiritualizzazione della società. Nel mondo d'oggi non c'è mancanza di avanzamento scientifico, ciò che manca è la conoscenza della scienza di Dio. Quindi, in un mondo che soffre per la discordia universale, per l'ansietà e la confusione, non c'è letteratura più importante di questo radioso SrimadBhagavatam. Se volete ricevere l'intera serie di volumi dello SrimadBhagavatam scrivete alla BBT Italia.







CAPITOLO DUE

La divinità e il servizio di devozione

I divertimenti sublimi di Sri Krsna non sono stati riconosciuti di recente, come insinuano le persone poco intelligenti; i Suoi divertimenti sono eterni e si manifestano a intervalli regolari, una volta ogni giorno di Brahmaji, proprio come il sole appare all'orizzonte ogni ventiquattr'ore.



VERSO 23


sattvam rajas tama iti prakrter gunas tair
yuktah parah purusa eka ihasya dhatte
sthityadaye harivirincihareti samjnah
sreyamsi tatra khalu sattvatanor nrnam syuh

sattvam: la virtù; rajah: la passione; tamah: l'oscurità dell'ignoranza; iti: così; prakrteh: della natura materiale; gunah: qualità; taih: con esse; yuktah: in contatto con; parah: trascendentale; purusah: la persona; ekah: unica; iha asya: dell'universo materiale; dhatte: accetta; sthitiadaye: per la creazione, il mantenimento e la distruzione; hari: Visnu, il Signore Supremo; virinci: Brahma; hara: Siva; iti: così; samjnah: differenti forme; sreyamsi: beneficio ultimo; tatra: tra esse; khalu: naturalmente; sattva: la virtù; tanoh: forma; nrnam: degli esseri umani; syuh: derivano.



TRADUZIONE

Il Signore Supremo e trascendentale solo indirettamente a contatto con le tre influenze della natura materiale - virtù, passione, ignoranza - e per la creazione, il mantenimento e la distruzione degli universi materiali, Egli assume le tre forme qualitative di Brahma, Visnu e Siva. Di queste tre manifestazioni, Visnu, legato alla virtù, può conferire agli uomini il beneficio più alto.



SPIEGAZIONE

Questo verso conferma, ancora una volta, che si deve servire il Signore, Sri Krsna, e le Sue emanazioni plenarie, che sono tutte Visnutattva, o Dio stesso. La prima emanazione di Sri Krsna è Baladeva; da Baladeva viene Sankarsana, da Sankarsana Narayana e da Narayana un secondo Sankarsana, da cui emanano a loro volta i differenti Visnu o purusaavatara. Tra i purusaavatara c'è Ksirodakasayi Visnu, ossia il Paramatma, che nell'universo materiale rappresenta la divinità della virtù (sattva-guna), mentre Brahma è la divinità della passione (rajoguna) e Siva dell'ignoranza (tamoguna). Questi sono i tre esseri che dirigono l'universo materiale, ciascuno incaricato di una particolare influenza materiale. L'universo è creato dallo sforzo di Brahma, con l'aiuto della passione; è mantenuto dalla virtù di Visnu, e distrutto a un tempo prestabilito dalla danza devastatrice (tandavanrtya) di Siva. I materialisti dominati dalla passione e quelli avvolti dall'ignoranza rendono culto rispettivamente a Brahma e Siva, mentre il puro spiritualista adora il maestro della virtù, Visnu, nelle Sue varie forme. Visnu si manifesta attraverso un numero infinito di forme, di cui alcune sono le Sue emanazioni plenarie e altre sono parti integranti del Suo Essere, ma distinte da Lui. Le Sue forme plenarie sono Dio, e le Sue parti integranti sono gli esseri viventi, i jiva. Queste due categorie di esseri possiedono entrambe una forma spirituale originale, ma i jiva, o jivatattva, cadono sotto il dominio dell'energia materiale, mentre i Visnutattva rimangono sempre i controllori di queste energie.
Quando Visnu, il Signore Supremo, appare nell'universo materiale, viene per liberare le anime condizionate dall'energia materiale. Gli esseri individuali vengono in questo universo con l'intenzione di regnarvi come padroni; s'impigliano così nelle tre influenze della natura materiale e sono costretti a trasmigrare da un involucro materiale all'altro per sottostare a differenti tipi di prigionia. La prigione dell'universo materiale è creata da Brahma sotto la direzione del Signore Supremo, ed è completamente distrutta da jiva alla fine di un kalpa. Ma è Visnu che assicura il mantenimento di questa prigione materiale, proprio come un re provvede al mantenimento della prigione di Stato. Perciò, chiunque aspiri a uscire da questa prigione dell'esistenza materiale, dove si soffre tra l'altro per la nascita, la vecchiaia, la malattia e la morte, deve soddisfare Sri Visnu, l'unico che può accordargli la liberazione. Il solo modo di adorare Visnu è la pratica del servizio di devozione. Chi desidera restare prigioniero nell'universo materiale può sempre chiedere qualche relativa agevolazione agli esseri celesti, come Siva, Brahma, Indra e Varuna. Nessuno di loro, però, ha il potere di liberare l'essere prigioniero dell'esistenza condizionata. Soltanto Visnu può farlo. E' dunque in Visnu, il Signore Supremo, che si deve cercare il beneficio supremo.



VERSO 24


parthivad daruno dhumas
tasmad agnis trayimayah
tamasas tu rajas tasmat
sattvam yad brahmadarsanam

parthivat: dalla terra; darunah: legna da ardere; dhumah: fumo; tasmat: da ciò; agnih: fuoco; trayi: sacrifici vedici; mayah: fatto di; tamasah: nell'ignoranza; tu: ma; rajah: la passione; tasmat: da ciò; sattvam: la virtù; yat: che; brahma: la Verità Assoluta; darsanam: realizzazione.



TRADUZIONE

Il fumo è più sublime del legno grossolano, trasformazione della terra; ma ancora più sublime è il fuoco, perché col fuoco si possono derivare i benefici della conoscenza superiore (attraverso i sacrifici vedici). Così, la passione (rajas) è migliore dell'ignoranza (tamas), ma la virtù (sattva) è ancora migliore perché permette di realizzare la Verità Assoluta.



SPIEGAZIONE

Come abbiamo appena spiegato, l'uomo può sfuggire al condizionamento dell'esistenza materiale praticando il servizio di devozione al Signore Supremo. Questo verso aggiunge che per essere adatti a praticare il servizio di devozione bisogna dapprima elevarsi al piano della virtù (sattva). Su questa via si presentano degli ostacoli, ma con la guida esperta del maestro spirituale tutti possono gradualmente raggiungere questo livello, anche partendo dall'ignoranza (tamas). Il maestro spirituale esperto può guidare il discepolo a qualunque livello di ignoranza, di passione, di virtù egli si trovi. L'aspirante sincero deve dunque avvicinare tale acarya per essere guidato nella sua ascesa verso la virtù.
E' un errore grossolano credere che i culti resi alle diverse manifestazioni di Dio offrano gli stessi frutti. Eccetto le forme Visnutattva, tutte le altre forme sono separate da Dio e sono manifestate nell'ambito dell'energia materiale condizionata; perciò nessuna di queste forme può aiutare a elevarsi ai sattva, l'unico livello che permette di liberarsi dalla schiavitù materiale.
La vita degli uomini non civilizzati è subordinata al giogo dell'ignoranza (tamas), come quella degli animali. La vita degli uomini civilizzati, piena del desiderio di svariati beni materiali, nasce dalla passione (rajas). Questo livello offre un limitato accesso alla realizzazione della Verità Assoluta grazie alle espressioni dei sentimenti sottili dell'uomo (filosofia, arte e altre forme di cultura) se fondate su princìpi di etica e di morale, ma il livello del sattva, sebbene ancora materiale, è più elevato perché aiuta a realizzare la Verità Assoluta. Per concludere, esiste una differenza qualitativa tra i diversi culti come anche tra i benefici conferiti dalle tre divinità, Brahma, Visnu e Siva (Hara).



VERSO 25


bhejire munayo 'thagre
bhagavantam adhoksajam
sattvam visuddham ksemaya
kalpante ye 'nu tan iha

bhejire: servirono; munayah: i saggi; atha: così; agre: precedentemente; bhagavantam: Dio, la Persona Suprema; adhoksajam: la Trascendenza; sattvam: esistenza; visuddham: al di là delle tre influenze della natura materiale; ksemaya: per ottenere il beneficio ultimo; kalpante: meritano; ye: i quali; anu: seguono; tan: quelle; iha: nell'universo materiale.



TRADUZIONE

Tutti i grandi saggi del passato si sono impegnati nel servire il Signore Supremo, che è situato al di là delle influenze della natura materiale, per ottenere il più grande dei benefici, quello di liberarsi dalle condizioni materiali. Chiunque segua queste grandi autorità si qualifica per raggiungere la liberazione dal mondo materiale.



SPIEGAZIONE

Il fine supremo delle pratiche religiose non è quello di ottenere vantaggi materiali, né di acquisire soltanto la conoscenza che permette di discernere lo spirito dalla materia. Il fine ultimo delle pratiche religiose è quello di liberarsi dalla schiavitù materiale per ritrovare l'esistenza di pura libertà nel mondo spirituale, dove Dio regna come Persona Suprema.
Perciò le leggi della religione, di cui soltanto i mahajana conoscono il fine, sono stabilite dal Signore stesso. I mahajana, rappresentanti qualificati del Signore, praticano tutti il servizio di devozione. Le persone che desiderano il proprio bene seguiranno quindi le tracce di questi mahajana e otterranno così il beneficio supremo.
I mahajana rappresentano le più grandi autorità nel campo spirituale. Questi "padri della religione", tutti grandi devoti, sono dodici: Brahma, Siva, Narada, Manu, Kumara, Kapila, Prahlada, Bhima, Sukadeva Gosvami, Yamaraja, Janaka e Bali.



VERSO 26


mumuksavo ghorarupan
hitva bhutapatin atha
narayanakalah santa
bhajanti hy anasuyavah

mumuksavah: coloro che desiderano la liberazione; ghora: orribili, ripugnanti; rupan: queste forme; hitva: rifiutando; bhutapatin: gli esseri celesti; atha: per questa ragione; narayana: Dio, la Persona Suprema; kalah: emanazioni plenarie; s'antah: piene di felicità; bhajanti: adorano; hi: certamente; anasuyavah: non invidiosi.



TRADUZIONE

Coloro che desiderano veramente la liberazione non provano invidia e sono rispettosi verso tutti. Essi si allontanano però dalle forme temibili e terrificanti degli esseri celesti, e adorano solo le gioiose forme di Sri Visnu e delle Sue emanazioni plenarie.



SPIEGAZIONE

Dio, la Persona Suprema, Sri Krsna, origine di tutti i Visnu-tattva, Si manifesta secondo due categorie: le Sue emanazioni plenarie integrali, destinatarie di servizio e di adorazione, e le Sue parti, integranti ma distinte da Lui, e destinate a servire le prime. Tutti gli esseri celesti dotati dal Signore Supremo di poteri appartengono alla categoria delle parti integranti distinte e non a quella dei Visnutattva. I Visnutattva possiedono le stesse potenze del Signore originale, ma ciascuno manifesta solo poteri particolari, secondo le circostanze di tempo e di luogo. Le parti integranti distinte, invece, possiedono solo poteri limitati. Perciò i Visnutattva o emanazioni plenarie di Narayana, il Signore Supremo, non devono mai essere posti nella categoria delle parti integranti distinte. Ciò rappresenta una grave offesa e chiunque agisca così merita l'appellativo di pasandi (letter. eretico). Nell'età di Kali sono innumerevoli quelli che commettono questa offesa, considerando le due categorie di esseri su un piano di eguaglianza.
Le parti integranti distinte occupano differenti posizioni secondo l'ampiezza dei loro poteri materiali. Esseri celesti come Kalabhairava, Smasanabhairava, Sani, Mahakali e Candika
sono adorati soprattutto dagli uomini caduti nelle più profonde tenebre dell'ignoranza. Altri uomini, quelli dominati dalla passione e spinti dal desiderio di godere sempre più dei piaceri materiali, adorano esseri celesti come Brahma, Siva, Surya, Ganesa, e altre divinità, gli uomini fermamente situati nella virtù (sattvaguna) adorano solo i Visnutattva, che hanno diversi nomi come Narayana, Damodara, Vamana, Govinda e Adhoksaja. I brahmana qualificati adorano i Visnutattva sotto la forma della salagramasila. Anche gli altri ceti superiori della società, cioè gli ksatriya e i vaisya, adorano generalmente i Visnutattva.
I brahmana altamente qualificati e situati nella virtù non mostrano alcuna ostilità verso gli altri culti. Sono sempre pieni di rispetto per gli esseri celesti, anche per coloro che possiedono un aspetto orribile, come Kalabhairava o Mahakali. Sanno bene che queste manifestazioni terrificanti del Signore Supremo sono in realtà Sue servitrici, situate in condizioni particolari. Tuttavia rifiutano il culto agli esseri celesti, qualunque sia la loro forma, attraente o ripugnante, e poiché desiderano veramente liberarsi dalla condizione materiale, concentrano tutta la loro attenzione sulle forme di Visnu. Gli esseri celesti, invece, compreso Brahma, il più elevato, non possono offrire a nessuno la liberazione. Hiranyakasipu si sottopose a severe austerità per guadagnare i favori di Brahma e ottenere l'immortalità, ma Brahma dovette ammettere la sua impossibilità di accordargli questa benedizione. Visnu, il Signore Supremo, detto mukti-pada per il Suo potere di conferire agli esseri la mukti, la liberazione, è l'unico in grado di accordare questo beneficio. Gli esseri celesti, come tutti gli esseri dell'universo materiale, sono distrutti durante l'annientamento cosmico. Se non possono ottenere la liberazione per se stessi, come possono accordarla ai loro fedeli? Possono tutt'al più prodigare benefici temporanei, non certo il beneficio ultimo. Solo per questa ragione e non per mancanza di rispetto, coloro che aspirano seriamente alla liberazione rifiutano il culto degli esseri celesti.



VERSO 27


rajas tamah prakrtayah
samasila bhajanti vai
pitrbhutaprajesadin
sriyaisvaryaprajepsavah

rajah: la passione; tamah: l'ignoranza; prakrtayah: con questa mentalità; samasilah: della stessa condotta; bhajanti: venerano; vai: in realtà; pitr: gli antenati; bhuta: altri esseri; prajesaadin: la testa dell'amministrazione universale; sriya: ricchezza; aisvarya: potenza e fortuna; praja: prole; ipsavah: desiderando così.



TRADUZIONE

Coloro che sono situati sotto l'influenza della passione e dell'ignoranza adorano gli antenati, gli esseri celesti incaricati delle attività cosmiche e altri esseri, perché sono spinti dal desiderio di godere dei piaceri materiali che offrono le donne, i figli, la ricchezza e la potenza.



SPIEGAZIONE

Chi desidera seriamente tornare a Dio non ha alcun bisogno di adorare gli esseri celesti, a qualunque categoria appartengano. La Bhagavadgita (7.20,23) afferma che gli uomini avidi di piaceri materiali avvicinano gli esseri celesti soltanto per ottenere qualche beneficio temporaneo, unico desiderio degli uomini di scarsa conoscenza.
Non dovremmo mai desiderare di moltiplicare i piaceri materiali. I piaceri materiali devono essere accettati soltanto in funzione delle necessità primarie della vita. Aumentare il piacere materiale significa legarci sempre di più alle sofferenze dell'esistenza materiale. Più ricchezze, più donne e più relazioni aristocratiche sono tra le più grandi aspirazioni del materialista, che ignora completamente il beneficio dell'adorazione di Visnu, beneficio presente in questa vita e dopo la morte. Dimentico di questa verità, lo stolto, che è desideroso di accrescere le sue ricchezze e di moltiplicare le sue donne e i suoi figli, adora i diversi esseri celesti, ma il vero scopo della vita è mettere fine a tutte le sofferenze materiali, non accrescerle.
Neanche per ottenere i piaceri materiali occorre avvicinare gli esseri celesti. Essi sono semplici servitori del Signore e hanno il compito di fornire agli esseri gli elementi necessari alla vita, come l'acqua, la luce, l'aria, ecc. Noi dobbiamo lavorare con impegno e adorare il Signore Supremo offrendoGli i frutti del nostro duro lavoro. Questo dovrebbe essere il nostro comportamento. Chi adempie bene il suo dovere, con fede in Dio, progredirà gradualmente sulla via del ritorno a Dio. Quando era presente a Vrajadhama, Sri Krsna fece sospendere il culto che gli abitanti del Suo villaggio rendevano a Indra e consigliò loro di avere fede in Dio e di adorarLo con il loro lavoro. Adorare gli esseri celesti per ottenere vantaggi materiali è una distorsione della religione. Lo SrimadBhagavatam ha condannato questo genere di religiosità nel secondo verso, con le parole kaitavadharma. Nel mondo esiste una sola religione che tutti devono seguire: il bhagavatadharma, la religione che insegna ad adorare il Signore Supremo e nessun altro.



VERSI 2829

vasudevapara veda
vasudevapara makhah
vasudevapara yoga
vasudevaparah kriyah
vasudevaparam jnanam
vasudevaparam tapah
vasudevaparo dharmo
vasudevapara gatih

vasudeva: il Signore Supremo; parah: il fine ultimo; vedah: Scritture rivelate; vasudeva: il Signore Supremo; parah: per l'adorazione; makhah: sacrifici; vasudeva: il Signore Supremo; parah: metodo per raggiungere; yogah: le pratiche yoga; vasudeva: il Signore Supremo; parah: sotto il Suo controllo; kriyah: attività interessate; vasudeva: il Signore Supremo; param: la suprema; jnanam: conoscenza; vasudeva: il Signore Supremo; param: l'apice; tapah: austerità; vasudeva: il Signore Supremo; parah: qualità superiore; dharmah: religione; vasudeva: il Signore Supremo; parah: ultimo; gatih: il fine dell'esistenza.

(continua nel prossimo numero)















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PELLEGRINAGGIO SULL'HIMALAYA

Il sacro Gange, glorificato per la sua relazione
ai passatempi del Signore, Sri Krsna, ispira un arduo viaggio
verso la sua sorgente storica e mistica.



Il nostro jet della Pan Am arrivò a Nuova Delhi in una notte di settembre inoltrato e per mezzanotte e un quarto il nostro trio aveva sbrigato le formalità finali di immigrazione e dogana. Affittata un'auto, cominciammo ad attraversare le vie buie fino ad uscire dalla città, e ci dirigemmo verso nord; la nostra meta erano Hardwar e Rsikes, distanti circa duecento chilometri.
Da mesi avevamo pregustato il vedere queste due città sacre, situate sulle pittoresche colline dell'Himalaya. A New York era sembrato un sogno lontano, e ora sapevamo che presto sarebbe diventato realtà.
Srila Prabhupada, il fondatore e maestro spirituale della Associazione Internazionale per la Coscienza di Krsna, descrive l'Himalaya come rifugio secolare di grandi yogi e asceti che aspirano alla realizzazione della Verità Assoluta. L'Himalaya è anche famoso come il luogo dove nasce il sacro Gange, ed è questo fiume, glorificato per il suo intimo collegamento con i divertimenti del Signore, Sri Krsna, che aveva ispirato il nostro pellegrinaggio.
Eravamo venuti a visitare la sorgente del glorioso Gange.
Arrivammo ad Hardwar prima dell'aurora, e potemmo scorgere, nella luce della luna, il fiume che scorreva veloce.
Stendendosi dall'Himalaya occidentale e i pendii settentrionali della catena Vindhya, il Gange scorre
verso est fino a quando, vicino ad Allahabad, confluisce un altro fiume sacro, la Yamuna. Continua poi verso est raggiungendo il Golfo del Bengala, coprendo una distanza complessiva di oltre duemilaquattrocento chilometri.
Forse la cosa più straordinaria del Gange è la sua purezza. Anche oggi, sebbene esposto ad un'enorme quantità di scarichi chimici così come ad altre sostanze inquinanti, rimane puro e milioni di pellegrini vengono a bagnarvisi e bevono le sue acque. Il Dott. John Howard Northrup, uno dei vincitori del Premio Nobel per la chimica nel 1946, ha detto: "Sappiamo che il Gange è molto inquinato, eppure gli indiani bevono la sua acqua, ci nuotano e apparentemente non ne sono influenzati... Forse il batteriofage (un virus che distrugge i batteri, normalmente presente nelle acque di scolo) rende sterile il fiume." Qualunque sia la ragione, il Gange è puro.
E guardando il Gange a Hardwar di questo non avevamo dubbi. In realtà Hardwar era essa stessa un portale in questa purezza, e qualunque pellegrino sensibile poteva percepirlo. "Hardwar" è un modo comune di pronuncia e sillabazione del sanscrito haridvara. Hari è un nome di Dio, e dvara significa "porta" o "cancello"; perciò la città sacra di Hardwar è celebrata come il passaggio verso Dio.
Decidendo di riposare per un'oretta, fino all'alba, distendemmo i sacchi a pelo. Parlando con eccitazione dell'avventura che ci riservava l'indomani e, mentre i momenti passavano, capimmo che non saremmo riusciti a dormire. Così, dopo un'ora e mezzo, mentre il sole sorgeva sulle colline ai piedi dell'Himalaya, arrotolammo i nostri sacchi e iniziammo la giornata. Facendo cadere tre gocce di Gange sulle nostre teste (un gesto di rispetto) entrammo nelle acque per il nostro bagno mattutino. Eravamo a Harki Puri, un famoso ghata (luogo dove ci si bagna) visitato da milioni di pellegrini ogni anno.
Secondo la alla tradizione vedica, chi si bagna nel Gange è liberato dalle reazioni di tutti i suoi peccati passati e si qualifica per la liberazione dalla nascita e dalla morte. Naturalmente, se dopo essersi bagnati si ritorna a una vita empia, la purificazione perde il proprio senso: si diventa come l'elefante che fa il bagno e poi ritorna alla riva e si sparge fango su tutto il corpo.
La vera liberazione non significa liberarsi solo dalle reazioni peccaminose passate ma anche dal desiderio di commettere colpe ulteriori. Questo è insegnato chiaramente nella letteratura vedica, in modo particolare nei commenti di Sua Divina Grazia A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada. Così, come discepoli di Srila Prabhupada, eravamo consci dei trabocchetti, e ci risolvemmo perciò a bagnarci nel Gange con il dovuto rispetto. Eravamo anche risoluti a non sporcarci di nuovo, ma di essere puri aderendo rigidamente ai nostri voti di recitare il mantra Hare Krsna sul nostro japa mala (corona simile al rosario composta di 108 grani) e astenendoci dal consumo di carne, dalle attività sessuali illecite, dalle sostanze intossicanti e dal gioco d'azzardo.
Da Hardwar percorremmo circa venticinque chilometri lungo il Gange verso Rsikes, località ricca di scuole e asrama. Da migliaia di anni anche yogi e rsi migrano qui. Ci fermammo in un luogo vicino al fiume e al ponte Laksman Jula Cable Bridge. Seduti sul greto roccioso e irregolare, osservavamo i grandi massi di granito che emergevano dalle acque; ispirati dal luogo di buon auspicio e dall'Himalaya, che si profilava in distanza e incuteva rispetto, tirammo fuori i nostri japa e cominciammo a recitare: Hare Krsna, Hare Krsna, Krsna Krsna, Hare Hare / Hare Rama, Hare Rama, Rama Rama, Hare Hare.
Mentre, seduti, eravamo assorti nella nostra preghiera, notammo due uomini dall'aspetto occidentale che attraversavano il fiume sul ponte di cavi. Una volta arrivati sull'altra sponda, i giovani sedettero sulle grandi rocce, ad un centinaio di metri da noi. A gambe incrociate, cominciarono a meditare, con gli occhi ben chiusi. Dopo appena dieci minuti interruppero cominciando a fumare, in questo modo rivelando la farsa della loro meditazione. Entrambi continuarono a comportarsi da tipici turisti, ignari del sacro luogo di pellegrinaggio.
Questo ci ricordò che il pieno beneficio di qualsiasi sforzo spirituale, come visitare le sorgenti del Gange, si ottiene solo sotto la direzione di un maestro spirituale autentico. I nostri amici semplicemente non lo sapevano.
In verità, la meditazione praticata dai saggi dell'antichità non è possibile oggi. Anche ritirandosi sull'Himalaya, le proprie cattive abitudini, come quella di fumare, ritorneranno. Per questo i Veda descrivono l'era attuale, Kaliyuga, come un'era in cui la meditazione silenziosa non è possibile. Tradizionalmente perfezionare le tecniche di meditazione yoga richiedeva centinaia, se non migliaia di anni, in un periodo in cui una simile durata di vita era possibile. Così, per quest'era la letteratura vedica raccomanda la meditazione sul mantra, cantare ad alta voce i Nomi di Dio. Oggi i veri yogi cantano Hare Krsna.
Completato il voto di recitare sedici giri di japa, ci avviammo verso la nostra destinazione: Gomukh, la sorgente del Gange.
Qui, a quattromilatrecento metri, il Gange emerge dal ghiacciaio Bhagirath. Il viaggio, prima in auto poi a piedi, doveva durare quattro giorni salvo problemi. Ma il primo giorno ci trovammo nei guai. La strada era stata spazzata via da uno degli affluenti del Gange, e la nostra macchina non poteva proseguire. Così, con il solo equipaggiamento fotografico e uno zainetto leggero contenente l'indispensabile, continuammo a piedi.
Presto arrivammo ad un impetuoso torrente di montagna. Sull'altra riva salimmo su di un bus che ci portò alla città d'altipiano. Uttar Kashi, dove passammo la notte.
Il mattino presto del giorno dopo prendemmo il bus per la città di Lanka, che distava un centinaio di chilometri.
Si progrediva lentamente, a causa delle strade di montagna, piene di pericoli, e il viaggio durò più di sette ore. Le frustrazioni del difficile spostamento erano comunque compensate dalle occasionali vedute di picchi Himalayani innevati in lontananza.
Dopo il pernottamento a Lanka, ci dirigemmo verso Gangotri a piedi  il capolinea per la maggioranza dei pellegrini. Qui, alla base di questa magnifica valle del ghiacciaio, il Gange fiottava in avanti, precipitando per quindici metri in un canalone stretto e profondo. L'acqua argentata era fredda e chiara, e assaporandola ci sovvenirono le parole del Signore, Sri Krsna: "Io sono il gusto dell'acqua."
Con l'aiuto di una guida locale cominciammo gli ultimi diciotto chilometri del nostro pellegrinaggio in salita, da Gangotri a 3050 metri, a Gomukh, 4300 metri. Procedendo, notammo brina sul terreno e una lieve nevicata sulle cime circostanti. Mantenendo un passo svelto, marciavamo su per il sentiero tortuoso, sempre più in alto. Arrivò la sera, e ci accampammo per passare la notte.
Il mattino seguente, con soli cinque chilometri da percorrere, partimmo per Gomukh. Al nostro arrivo, vedemmo che il Gange sembrava uscire da una rupe di pietra. Ma con un'ispezione più ravvicinata ci rendemmo conto che non era proprio una rupe di pietra, ma una gigantesca parete di puro ghiaccio. Dietro il massiccio ghiacciaio svettava la cima del Bhagirath, una guglia di tempio che incoronava il sacro Gange. Nel risalire alle origini del sacro fiume, questo luogo santo è il punto più distante che si possa raggiungere; ci sentivamo molto fortunati ad essere qui.
Come pellegrini obbedienti decidemmo di offrire omaggio facendo il bagno di mezzogiorno nelle acque gelide. Questa era un'austerità equivalente a quella di raggiungere il luogo, ma cantammo estaticamente Hare Krsna e facemmo il nostro brrr bagno. Era un gran divertimento e spiritualmente purificante.
Dopo il bagno, discutemmo le descrizioni dell'origine del Gange presentate nella letteratura vedica. Sebbene Gomukh sia l'origine del Gange qui sulla terra, è detto che in realtà esso proviene dai pianeti celesti. Il re Bhagiratha con le sue preghiere portò il Gange sul nostro pianeta, migliaia di anni fa. E fu Vamanadeva, un'incarnazione di Sri Krsna, che portò acqua dal mondo spirituale a quello materiale per creare il sacro Gange.
Mentre discutevamo tutto questo, ci rendemmo conto di quanto sarebbero stati scettici molti occidentali. Ma non eravamo intenzionati a lasciare che la limitata visione materialistica di nessuno influenzasse il nostro apprezzamento per i passatempi divini del Signore. Dio, la Persona Suprema, può fare qualsiasi cosa, non importa quanto sembri difficile agli occhi materialisti. Noi ci trovavamo lì, e percepivamo l'energia spirituale.
Per i devoti del Signore, la discesa del Gange non è una storia immaginaria: è un dato di fatto. Troppo spesso gli studiosi materialisti fanno l'errore di relegare i fenomeni trascendentali al regno della mitologia o della leggenda. Cercando di accomodare l'illimitato nel loro ambito limitato, ridicolizzano le storie vediche come "impossibili" o "fantasiose". Bene, la discesa del Gange è fantastica e, per il metro materiale, impossibile: ma può un fenomeno trascendentale essere giudicato con parametri materiali? Non dovremmo cercare di adattare Dio alla nostra esperienza e comprensione limitati; Egli è certamente sempre al di là di queste cose.
Se non fosse in grado di apparire in varie incarnazioni e compiere attività sovraumane, le parole "Signore Supremo" non avrebbero significato. Egli è la sorgente di tutte le cose "fantastiche", come il Gange. E se qualcuno non ci crede, può andare sull'Himalaya, a Gomukh, e vedere di persona.

figure:
Al ghata di Harki Puri a Hardwar
la gente si immerge nel Gange con rispetto.
Un po' più a Nord, a Rsikes. i gradini
scendono al fiume dalla casa dove risiedette
Srila Prabhupada quando visitò la città santa
nel 1977 (in fondo). Sulla strada per
Gangotri i pellegrini procedono attraverso
una bellissima vallata di origine glaciale che
è stata terrazzata per l'agricoltura.

Su una scogliera sul Gange (a sinistra), sorge il villaggio di Badarinatha dove si trova questo tempio di Visnu (sopra).
Uno dei numerosi saggi di Rsikes che studia un testo vedico (a sinistra).

Una guida aiuta i devoti attraverso le rapide del Gange (sotto).

A Gangotri il Gange si tuffa in una profonda gola (sopra). La maggior parte dei
pellegrini si ferma qui, a circa 3.000 metri di altitudine, ma i devoti proseguono
per un'altra quindicina di chilometri, salendo centinaia di metri fino al ghiacciaio di
Bhagiratha a Gomukh (a destra), un muro di ghiaccio alto cinquanta metri.
Il ghiacciaio, con il picco del monte Bhagiratha alto quasi 8.000 metri, si staglia
all'orizzonte. Il Gange nasce a Gomukh. Il fiume sacro sgorga da una grotta alla base
del ghiacciaio (qui sotto) e i devoti si bagnano nel gelide acque (in fondo).
















RINNOVO
ABBONAMENTI

"Ritorno a Krishna" che è apparsa nella versione in lingua italiana nell'aprile 1989, è entrata felicemente nel suo secondo anno di vita. Per la misericordia di Krsna e del nostro maestro spirituale, Srila Prabhupada, gli abbonati sono circa 5.000 e stanno aumentando sempre di più. Considerato che per i primi mesi di pubblicazione le riviste sono state spedite con decorrenza retroattiva a partire dal numero 1 dell'aprile 1989, la maggior parte degli abbonamenti scadranno con il numero di marzo 1990.
Per continuare con successo la pubblicazione della nostra rivista è necessario che il maggior numero possibile di abbonamenti venga rinnovato alla scadenza. Chiediamo pertanto ai nostri abbonati più affezionati di cooperare con noi, spedendo con sollecitudine il loro rinnovo e facendosi promotori presso i loro amici e conoscenti perché facciano altrettanto. In questo modo sarà garantita la regolarità delle spedizioni e non ci sarà il rischio di non ricevere qualche numero. Inoltre se il rinnovo perverrà entro il 31 marzo 1990, sarà possibile ricevere in omaggio il meraviglioso libro "LA SCIENZA DELLA REALIZZAZIONE SPIRITUALE". Il rinnovo potrà essere effettuato spedendo la cartolina allegata alla rivista, accompagnata da un versamento di L. 25.000 (a mezzo c/c postale, vaglia postale o assegno non trasferibile) a: BBT Italia srl, Via Bonazza 11, 50026 Tavarnelle Val di Pesa, FI.
Le spedizioni del libro "LA SCIENZA DELLA REALIZZAZIONE SPIRITUALE" verranno effettuate alla fine di ogni mese del primo trimestre 1990, sulla base dei rinnovi pervenuti nei rispettivi mesi.







SERVIZIO
ARRETRATI

Dall'inizio del 1990, la decorrenza degli abbonamenti non potrà più essere retroattiva e le riviste verranno spedite a partire dal mese successivo a quello in cui la cartolina di abbonamento perverrà presso i nostri uffici.
I lettori che desiderano copie dei numeri arretrati potranno farne richiesta scrivendo o telefonando a: BBT Italia srl, Via Bonazza 11, 50026 Tavarnelle Val di Pesa, FI, tel. 055/8077614. Il costo di ogni copia è di L. 3000, comprensivo di spese postali e di spedizione. Le spedizioni verranno effettuate al ricevimento del corrispettivo o in contrassegno.















HARE KRSNA HARE KRSNA
KRSNA KRSNA HARE HARE
HARE RAMA HARE RAMA
RAMA RAMA HARE HARE



CANTA HARE KRISHNA E SARAI FELICE

Introdotto in Occidente da Srila Prabhupada, il mantra Hare Krishna in poco più di vent'anni è diventato familiare in tutto il mondo, molti l'hanno ascoltato o addirittura cantato. In realtà dietro la danza e il canto dei devoti di Krishna c'è un significato profondo e attuale. La vibrazione trascendentale ottenuta cantando Hare Krishna, Hare Krishna, Krishna Krishna, Hare Hare/ Hare Rama, Hare Rama, Rama Rama, Hare Hare è il metodo sublime per ravvivare la nostra coscienza originale. La coscienza di Krishna non è un'imposizione artificiale sulla mente.
Questa coscienza è l'energia originale e naturale dell'essere vivente. Quando sentiamo questa vibrazione trascendentale, la nostra coscienza si risveglia. Questo facilissimo metodo di meditazione è raccomandato per questa epoca. Anche con l'esperienza pratica si può percepire che cantando questo mahamantra, o grande canto della liberazione, si sente subito un'estasi che proviene dal livello spirituale. Il canto del mantra Hare Krishna si attua sul piano spirituale, perciò questa vibrazione sonora supera tutti gli strati inferiori di coscienza, cioè quella sensuale, quella mentale e quella intellettuale. Quando il mantra è cantato con amore da un puro devoto del Signore ha la massima efficacia su coloro che ascoltano.
Il mantra è composto da tre nomi: Krishna significa "Infinitamente Affascinante", Rama significa "la Fonte inesauribile di ogni gioia" e Hare si riferisce alla potenza devozionale del Signore. Quindi il mahamantra significa: "O Signore infinitamente affascinante, o fonte inesauribile di ogni gioia, o potenza del Signore, Ti prego di impegnarmi a servirTi con devozione."










LA SCIENZA E LA RELIGIONE SI INCONTRANO QUANDO L'UOMO CONOSCE DIO

LA SCIENZA DELLA REALIZZAZIONE SPIRITUALE

Il resoconto degli incontri
tra Bhaktivedanta Swami Prabhupada
ed eminenti personalità della cultura mondiale

Bhaktivedanta Book Trust Italia

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Via Bonazza 11, 50028 Tavarnelle Val di Pesa FI
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oppure contattare il Centro Hare Krsna più vicino.



fine del numero di febbraio 1990.